DOMAINE CHAMONARD Jeanne Chanudet

Villié Morgon – Fleurie
Beujolais

 

Per qualsiasi persona che intraprende la via del vin de terroir, Domaine Chamonard, non è solo una visita consigliata ma una tappa del proprio cammino che volente o nolente affronterà.

Sì perché Domaine Chamonard, oggi, è un esponente delle più grandi espressioni stilistiche se non integrali di quello che viene biecamente considerato dalla massa un vino naturale, signore e signori, qui siamo all’origine e ai vertici dell’intero fenomeno mondiale.
Jean Claude Chanudet, Le Chat, marito di Géneviève Chamonard, è attualmente uno dei pochi grandi maestri della vinificazione naturale; nulla è lasciato al caso, al contrario, tutto è ascoltato, ed accudito scientificamente, per elevare il terroir in un bicchiere di vino che sia solo, espressione, di uva.

Domaine Chamonard esiste da ben sette generazioni a Villié Morgon e Jeanne Chanudet è l’ultima generazione di questa stirpe in Beaujolais. Jeanne Chanudet, figlia di Jean Claude Chanudet e Génevieve Chamonard, studia per diventare veterinaria e si laurea come tale. Nel frattempo, a partire dal 2014, inizia pian piano a rientrare nell’idea di riprendere l’azienda famigliare ed infine acquista una parcella di 1ha a Fleurie nel 2018, per iniziare un proprio percorso personale che prende il nome di: Droit de Veto.

Come possiamo notare dall’illustrazione del noto fumettista Michel Tolmer, il Droit de Veto ha un duplice significato: sia la personale possibilità di esprimersi a lato del lavoro di Domaine Chamonard, che un connotato legato alla professione; infatti il veterinario (=Veto) fa una visita ad un gatto, Le Chat appunto. Il vino di Jeanne Chanudet nasce da una parcella della AOC di Fleurie a confine con l’AOC di Morgon, ed invece di provenire da un classico granito rosa di Fleurie, è originario da un suolo di scisto che dona al vino più struttura e complessità garantendone una grande durata nel tempo, come, d’altronde, tutti i grandi vini di Domaine Chamonard.

L’agricoltura segue un regime biologico e lavorazioni dei suoli anche grazie al cavallo di Jeanne. Per le vinificazioni siamo di fronte alla maestria della corrente chauvetiana nell’ottica di una pura espressione di terroir. Non aspettatevi dunque un Fleurie frufru, piuttosto invece un grande vino che da una parte ha bevibilità, ma dall’altra grande profondità, uno di quelli che servono poche parole.
Vi lascio con un regalo di Jeanne, un ricordo: “Allora ero una bambina piccola, e mio nonno un giorno mi portò con se alla cantina, all’epoca si trovava ancora nel centro del paese di Villié Morgon. Era il giorno della pressatura. Ricordo quel torchio quadrato azionato a manovella, la corda faceva salire e scendere un bilanciere che pressava le uve.
Quel giorno, mio nonno, avvicinò per me un bicchiere al torchio e mi fece bere del Paradis”.

La prima volta non si scorda mai.

 

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