GRAWU! dall'uva al bicchiere

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Come diventare un grande vignaiolo in Alto Adige? the answer, my friend, is...  

GRAWU è un un'azienda che nasce in Alto Adige pochi anni fa, con tutte le difficoltà del caso, in questa intervista effettuata a marzo 2020 andremo a conoscere chi sono e da dove vengono Leila GRAsselli Dominc WUrth, ma soprattutto andremo a capire come siano riusciti, a mano a mano, a dar vita ad un progetto di vita, ad un sogno, nelle alpi. I vini che nascono dalle mani di Leila e Dominic sono qualcosa di inedito in regione, abbiamo da una parte la polpa del frutto, seguita dalla mineralità della montagna, con un equilibrio tra macerazione e affinamento davvero incredibile che porta a domandarci molto sulle possibilità espressive dell'Alto Adige ad oggi ancora non conosciute. Partiamo dunque alla scoperta! 

Per vostra comodità vi indichiamo che leggerete le nostre domande con l’abbreviazione V e le risposte di GRAWU con GRW.

Buona lettura

V: Dominic, tu sei tedesco, Leila invece sei italiana, come vi siete conosciuti?

GRW: Ci siamo incontrati a Montalcino dove Dominic lavorava in una cantina e io ero in vacanza con degli amici. Avevamo un‘amica in comune tramite cui ci siamo conosciuti e innamorati a prima vista. Dopo qualche mese l‘ho raggiunto in Toscana, dove ho comiciato anche io a lavorare presso un‘azienda agricola come operaia in vigna. Abbiamo vissuto e lavorato a Montalcino per un anno.

V: Com'é nato il progetto Grawu e perché avete scelto l'Alto Adige?

GRW: Nel 2010, Dominic ha assunto una posizione permanente come responsabile in una cantina vicino a Merano. Lì aveva molta libertà e ha trovato lo spazio per sperimentare le prime prove di quello che è diventato poi il nostro bianco. Siamo interessati ai vini naturali dal 2008, quindi ad un certo punto è stato inevitabile prendere questa direzione.

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V: Quando avete immaginato il progetto GRAWU cosa avevate in mente? cosa volevate raccontare con i vostri vini?

GRW: GraWü ci riflette molto bene come famiglia. Ci sono molte influenze da diverse culture del vino, perché siamo proprio questo, sempre interessati e aperti. I nostri vini dovrebbero raccontare qualcosa di questo suolo, della zona e in definitiva di noi stessi: liberi, creativi, sempre un po‘ al di fuori degli schemi e possibilmente non filtrati.

V: Quali sono state le difficoltà incontrate durante la costruzione del progetto Grawu?

GRW: Sicuramente la prima grande difficoltà è stata conciliare i nostri lavori con Grawu; essendo che si è partiti da zero e non avendo una famiglia di contadini alle spalle, entrambi abbiamo anche altre attività lavorative, quindi spesso, soprattutto all‘inizio di questo percorso ci siamo trovati a lavorare anche tutti i fine settimana.

Per molto tempo non eravamo sicuri che i nostri vini avrebbero gradito un pubblico più vasto, essendo quello die vini naturali un pubblico di nicchia. Tuttavia, in questi anni è stato bello avere anche un riscontro più ampio e positivo anche da chi non era abbituato a questa tipologia di vino.

V: Perché è così dannatamente difficile per una nuova azienda incominciare un progetto in Alto Adige? ma dall'altra parte quali sono i grandi pregi di produrre vini artigianali, naturali e di terroir in questa regione?

GRW: Da un lato, è difficile perché il terreno costa una cifra enorme e c'è anche poco spazio da affittare; la coltivazione dell'uva è ben pagata, quindi si può vivere tranquillamente anche solo coltivandola e chiaramente il suolo delle montagne è un bene raro, un terroir alpino centrale che offre le condizioni ideali per la produzione di uva di alta qualità, che permette di produrre vini bianchi con molto carisma.

Riassumendo, da una parte per noi che partiamo da zero è utopico riuscire a comprare terre, per lo più speriamo col tempo di riuscire ad affittare almeno qualche ettaro in più; quindi il rapporto con i conferitori per noi sarà sempre un aspetto inevitabile, a cui teniamo molto.

Dall‘altra abbiamo la possibilità di avere un‘ottima uva, con grande carisma che ci permette di realizzare vini importanti.

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V: Parte delle vostre uve provengono dai vostri vigneti in affitto altre invece vengono acquistate da viticoltori della regione. Come avviene il processo di selezione dei viticoltori con i quale lavorate? Che cosa ricercate?

GRW: La selezione dei fornitori di uva è un processo di crescita e maturazione. La massima priorità deve essere un buon terreno da vigneto, in un buon ambiente con le giuste varietà e la giusta coltivazione. Definiamo obiettivi con i nostri viticoltori e li incoraggiamo, anche pagando più della media, a sviluppare ulteriormente l'agricoltura biologica e, ad esempio, a seminare il sovescio o spruzzare tisane. Alla fine, bisogna anche fare una buona selezione per poter produrre uve davvero perfetta, dal momento che non abbiamo più opzioni di correzione in cantina.

V: In che modo GRAWU fa consulenze per migliorare il lavoro in vigna dei viticoltori con i quali lavorate? E' possibile creare una sinergia?

GRW: Io porto con me tutta la mia esperienza professionale, mi sono formato in Francia, Italia, Svizzera ed ho completato i miei studi in Germania come enotecnico.
Nel rapporto con i conferitori la consulenza è inclusa, un buon consiglio è parte del concetto ed è spesso apprezzato dai viticoltori. C‘è chi ne ha più bisogno, perchè seguiamo anche conversioni al biologico e chi invece, ha già più esperienza e quindi bastano semplici confronti sul lavoro.

V: Molto interessante da approfondire è la tematica riguardante i vitigni resistenti, qual è la vostra opinione?

GRW: Le varietà PIWI sono una possibile strategia futura. Tutte le varietà convenzionali devono essere spruzzate con zolfo e rame almeno 8-14 volte durante la stagione vegetativa. Se riusciamo a ridurre i trattamenti a 2-3 volte, sarà un enorme passo verso la sostenibilità. È anche una possibile risposta al crescente conflitto tra la popolazione e la coltivazione del vino in aree densamente popolate, come nel caso dell'Alto Adige, riguardo i trattamenti. Infine, c'è un altro aspetto importante: la microflora sulla buccia dei frutti può svilupparsi indisturbata e contribuire a una maggiore varietà di lieviti.

V: Il vostro motto è dall'uva al bicchiere, cosa significa?

GRW: Vogliamo sentire di nuovo il gusto dell'uva fresca nel bicchiere dopo tutti i processi di conversione e maturazione. Funziona particolarmente bene quando fermenta l'uva bianca con la buccia.

Dominik Wuerth Grawu Raw London 2019

V: I bianchi macerati, sono solo moda? oppure scelta ragionata in Alto Adige?

GRW: La fermentazione dell'uva bianca con la buccia per almeno un breve periodo è la storia del vino nel nord Italia fino agli anni '50. Il motivo è semplice: la fermentazione con il lievito in vigna o in cantina inizia senza problemi e le uve possono essere pressati senza problemi perché sono completamente aperte. Finora niente di nuovo. In Alto Adige, la fermentazione sulle bucce funziona meravigliosamente, perché puoi portare molti sapori nel bicchiere. Molto si perde quando si pressa direttamente.

V: Mi potete dire il motivo per il quale i vostri vini non sono filtrati e come riuscite ad ottenere una così nitida espressione cristallina della montagna?

GRW: I nostri vini non vengono filtrati per portare l'aroma pieno nel bicchiere. Arriva un po 'più tardi, ma tanto più vario. Le montagne e questi luoghi sono perfetti per produrre uve ad alta intensità di frutta. Li portiamo in bottiglia solo in forma concentrata.

V: Cosa vi piacerebbe che un professionista del mondo del vino percepisse da un vino di Grawu?

GRW: Per la qualità ci vuole tempo e pazienza. I nostri vini hanno bisogno di tempo per esprimersi, infatti si tratta di bottiglie che tengono molto l‘apertura, anzi, proprio dopo qualche giorno riescono a dare il meglio di sè.
Ci vuole tempo per produrre e lo stesso tempo vale anche a tavola. I nostri vini sono un buon esempio che vale la pena aspettare, decantare, assaporarli con calma e pazienza; sono vini dinamici che in ogni minuto che passa si cambiano in continuazione.

V: In Alto Adige c'è molto lavoro da fare, qual'è la vostra visione per il futuro del vostro progetto?

GRW: Continueremo a sviluppare la nostra attività in modo coerente. Abbiamo trovato la nostra forza e cresceremo con i nostri fornitori di uva. Più lavoro in vigna, l'armonizzazione delle viti e del suolo e di conseguenza la costante produzione di uva da una parte e dall'altra, la curiosità di sperimentare in cantina. Continueremo ad espandere e perfezionare l'argomento PIWI, anche con i nostri vigneti.

V: E' presunzione poter pensare che un solo chicco di riso possa squilibrare la bilancia alto atesina?

GRW: Non abbiamo alcuna pretesa di cambiare una regione viticola. Se ci sono aziende che seguono il nostro esempio, siamo felici di aver spostato qualcosa, anche se su piccola scala.

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